SPENTA LA TV
Siamo tutti un po’ dottori,
siamo tutti un po’ velisti,
siamo tutti conduttori,
ed anche un poco musicisti.
Siamo tutti un po’ cantanti,
siamo tutti cavalieri,
siamo esperti di galateo,
siamo tutti nati ieri.
Siamo tutti un po’ centauri,
tutti automobilisti,
siamo tutti un po’ fattori,
siamo tutti giornalisti.
Siamo tutti naufraghi,
siamo tutti Rintinin,
siamo tutti carabinieri,
siamo tutti fermi qui.
Siamo tutti un po’ campioni,
siamo tutti milionari,
siamo tutti un po’ fratelli,
siamo tutti un po’ il domani.
Siamo tutti “L’accendiamo?”,
siamo tutti con la scossa,
siamo tutti un po’ Marzullo,
fai domanda e dai risposta.
Siamo tutti Stranamore,
siamo tutti un po’ Sanremo,
siamo tutti un po’ Bonolis,
siamo il pacco che teniamo.
Siamo tutti capelloni,
siamo tutti già felici,
siamo tutti ballerini,
siamo tutti un po’ “suoi amici”.
Ma appena spenta la tv,
non sei più niente di speciale,
sei una persona e niente più,
nella tristezza più totale.
Siamo tutti sottovoce,
sotto il sotto-palinsesto,
siamo tutti un po’ Costanzo,
un po’ Maurizio e un poco Show.
Siamo tutti un po’ Elisir,
di che male sto morendo?
Siamo tutti un po’ Sentieri,
siamo esperti di snowboard.
Siamo tutti un po’ modelli,
siamo principi sul destriero,
siamo tutti un poco uccelli
e beviamo con Del Piero.
Siamo tutte un po’ veline,
siamo tutte intelligenti,
siamo tutte più carine,
siamo tutte deficienti.
Ma appena spenta la tv,
ti senti un poco troppo cesso
e allora non la spegni più,
felice di non essere te stesso.
L’UOMO CHE SAPEVA TROPPO
L’uomo che sapeva troppo
e che se n’è dovuto andare
pensa che sia questo il giusto
anche se non può tornare.
È così strana poi la vita,
vista col senno del poi.
L’uomo che sapeva troppo
e che non sa più dove andare
pensa che questo sia il suo mondo
anche se non ci può più stare.
Guarda la vita da un secondo piano
dentro una stanza tutta blu
con lo sconforto sottomano
e un tempo che non torna più.
e un tempo che non torna più.
L’uomo che sapeva troppo
e che se n’è dovuto andare
pensa di essere ormai stanco
di dover sempre lottare.
Guarda la vita da un secondo piano
con le finestre spalancate,
uno sgabello e due nodi in gola
e poche righe scritte e lasciate.
poche righe scritte e lasciate.
E pensa che lui ha già volato
ma non sa più quanto vale,
rifiutando di piegarsi
pur di essere leale.
E pensa che una via d’uscita
non riesce più a trovarla,
e una luce, se è rimasta
ha smesso ormai di cercarla.
IL GRANDE VARIETA’
Venghino siori e gentilissime siore,
sarà un grande spettacolo fatto solo di parole,
con gente che s’attacca e gente che difenderà
qualcuno che ha sbagliato, in nome della verità!
Filmati allucinanti e scene spesso insanguinate,
raptus di follia, mogli e figlie trucidate.
Sarà un grande spettacolo, sarà un gran varietà,
s’affrettino signori, il biglietto si fa qua!
È l’ultima frontiera di spettacolo mondiale
portato qui da America, Cina, Sierra Leone.
Signori prego, entrate e l’ultimo chiuda le porte,
inizia lo spettacolo della pena di morte!
È l’ultima frontiera del business mondiale,
processo, patatine ed il verdetto finale.
Sarà un grande successo di popolarità totale,
che sia fucilazione o iniezione letale.
…perché a braccetto con la morte
si aprono tutte le porte,
a braccetto con i morti
si fanno sempre affari certi,
si fanno sempre affari certi!
Venghino siori e gentilissime siore,
che sta per iniziare questa danza di parole,
tra gente che s’accusa, gente che si difenderà,
con alibi di ferro o di carta velina…
Gente che ha sofferto contro gente uscita folle,
armi del delitto, sangue su scarpe di pelle.
Sarà un grande spettacolo, sarà un gran varietà,
s’affrettino signori, il biglietto si fa qua!
Sarà un grande successo, più di un film d’azione
assistere a una morte per lapidazione!
…perché a braccetto con la morte
si aprono tutte le porte,
a braccetto con i morti
si fanno sempre affari certi.
Sarò il mago delle pene,
dell’omicidio autorizzato,
sarò ricco, signori e signore
per mano e a nome dello Stato!
PRIMA O POI
Ditemi voi come si fa
a fare il proprio, il proprio dovere,
come padre di famiglia
e negoziante di mestiere.
Ditemi voi come si fa
a resistere alle minacce,
a dormire ad occhi aperti
e schivare sguardi e facce.
Ho scelto di essere nel giusto,
e non piegarmi al malaffare,
non ho mai sborsato un pizzo
denunciando ogni estorsore.
Ma quanto potrò sopportare
tutta questa frustrazione?
Ma quanto dovrò sopportare
di sentire parlare di eroi,
gente umile e normale
lasciata sola prima o poi?
Ditemi voi come si fa
a svegliarsi in piena notte
per un telefono che squilla
e minaccia la mia morte.
Ho deciso di lottare,
ma non di lottare solo
e in questa guerra senza tempo
so soltanto che io muoio.
Quanto ho potuto sopportare
tutta questa frustrazione?
Quanto ho dovuto sopportare
di far parte degli eroi,
di essere lasciato solo
a morire, prima o poi?
NON VEDO, NON PARLO…NON SENSE!
Da grande costruirò un ponte,
da Messina fino a Milano,
lo farò con mille corsie
di plastica e vetro di Murano.
Da grande mi ricresceranno i capelli,
dei folti ciuffi colore del grano
e la mia pelle tornerà tesa
con la sola forza del botulino.
Non vedo, non parlo…non sense!
Da grande avrò un regno tutto mio,
dove fare tutto quello che credi,
sarò venerato quasi fossi un Dio
e saranno banditi souvenir e treppiedi.
Da grande avrò mille miliardi per me,
nelle tasche di tutti i miei cari,
così non si potranno avere sospetti,
niente conflitti d’interesse.
Non vedo, non parlo…non sense!
non parlo, non vedo…non sense!
Da grande sarò il capo di tutti i giornali
e le tv dipenderanno da me,
così potrò certo assicurare
la mia libertà di comunicazione.
Da grande avrò mille e più capi d’accusa
e sceglierò solo il miglior tribunale,
che poi non ho niente da temere,
ho l’immunità parlamentare.
Non vedo, non parlo…non sense!
non parlo, non vedo…non sense!
BOMBOLETTA SPRAY
Ti hanno dato in dotazione
solo una bomboletta spray
col peperoncino dentro,
per tirarti via dai guai.
E per te adesso è una missione
ripulire la città
da clandestini, culattoni,
da chi invade il tuo aldiquà.
Ti hanno dato in dotazione
solo una bomboletta spray,
e la capacità di offrire
soluzioni per i guai.
E hai smesso di comprare
dischi perché pare siano “rom”
hai smesso di cantare in giro
“Vagabondo che non sono altro”.
E sei approdato alla tv
dentro al canale nazionale,
spacciando la tua bomboletta
per novità sensazionale.
“Immaginate una mattina
tutta la città pulita,
è un’ idea più che divina,
buona anche per l’insalata!”
Ti hanno dato in dotazione
solo una bomboletta spray
e migliaia di persone
da plagiare come vuoi.
Ti hanno dato in dotazione
solo una bomboletta spray,
che hai trasformato in convinzione
che il diverso porti guai.
E sei approdato alla tv
dentro al canale nazionale,
spacciando la tua bomboletta
per novità sensazionale.
“Immaginate, una serata,
tutta la città smacchiata,
senza neanche una puttana
alla fine della giornata”.
E sei approdato in parlamento
con leggi ad hoc per ripulire
la città da chi è diverso,
riguardo a reddito e colore.
“Immaginate, miei colleghi,
ritornando dal lavoro,
solo spray al peperoncino
e nemmeno un clandestino!”
Ti hanno dato in dotazione
solo una bomboletta spray
col peperoncino dentro
da ficcarti dove sai!
I TRENI
I treni ormai io non li conto più
e ho smesso di pensare che mi pensi,
mentre Dino snocciola i suoi assoli
ed Elena legge i fondi del caffé,
mentre Dino snocciola i suoi assoli
ed Elena legge i fondi del caffé.
È calata la polvere sopra i tuoi libri
e sopra i tuoi fiori essiccati al sole,
è tornato il freddo sul tuo mezzo letto,
il tuo silenzio pesa più di mille parole.
Ho tolto la tua foto dalla cornice
e cerco di dimenticare invano
quel tuo sorriso preso in controluce,
coprendolo col dorso della mano,
il tuo sorriso preso in controluce,
coprendolo col dorso della mano.
E passo i miei giorni a guardare i tuoi fogli
ma non scrivo più niente che parli di te e me
e le mie notti restano ancora insonni,
seduto in un bar a bere caffé…
Ho nascosto i colori dentro un cassetto
nella speranza di tempi migliori,
dentro ad un mobile preso in affitto
che ha dei tasti bianchi e dei tasti neri.
I treni ormai io non li conto più
e ho smesso di penare se non mi pensi,
il mio cielo è rimasto comunque blu
ed il freddo ha calmato le smanie dei sensi,
il cielo è rimasto comunque blu
e l’inverno ha calmato le smanie dei sensi.
Dino si perde dietro un microfono
ed io lo inseguo fin dove posso,
lui s’è fidanzato con la sua chitarra,
la sua carezza non cela nessun rimorso.
Ho nascosto i colori dentro un cassetto
nella speranza di tempi migliori,
dentro un pianoforte preso in affitto
che ha più tasti bianchi che tasti neri.
Ho nascosto le parole dentro un foglio
con una penna bianca sul bianco
così almeno non potrai rubarle,
così non potrai più decifrarle.
…e ho smesso di pensare che mi pensi
mentre Elena rilegge i suoi tarocchi,
scoprendoli uno ad uno li mette giù
ed i treni ormai io non li conto più,
scoprendoli uno ad uno li mette giù
ed i treni ormai io non li conto più…
DINECESSITAVVIRTU'
Ho una grancassa, una chitarra acustica, un kazoo,
una manciata di armoniche, una voce "così così"
e un giubbotto abbastanza pesante.
E me ne voglio andare, voglio andarmene a suonare!
Dinecessitavvirtù come ho imparato a fare,
come l'aria che condisce il pane,
come il salame che è diventato verde,
come il riso nei contenitori del sale,
come ciò che si trova e si perde!
Ho una barba che cresce piano,
i capelli che cadono veloce, una donna che m'accompagna,
una sedia rossa mezza sfondata,
un paio d'occhi piccoli e il naso dritto.
e me ne voglio andare, voglio andarmene a campare!
dinecessitavvirtù come ho incominciato a fare,
come il vento che ti asciuga,
come la pioggia che disseta,
come il mignolo dentro all'orecchio,
come l'odore di un calzino vecchio.
Ho un cervello evaso speciale,
un discorso che non ho finito, una risata di nervosismo,
un'ulcera in fondo all'ombelico, un giornale sotto la maglia,
un guanto nero, l'altro marrone.
e me ne voglio andare, voglio andarmene a respirare!
dinecessitavvirtù come pare debba fare,
come la carta igienica nei bordi di un cesso,
come le briciole sulla tovaglia,
come il bicchiere ancora sporco di rosso,
come i blue jeans ma di un'altra taglia.
ho un nome vero, ho un nome falso,
ho un cognome Qualsiasi e uno per le feste,
ho un buon cartone di cazzate e una botte di buone note,
dinecessitavvirtù e non ne parliamo più!
SOLTANTO UNA CANZONE
Vorrei scriverti una canzone
di quelle che ti illuminano il cuore.
Vorrei poter tornare indietro,
dietro ai nostri incontri mancati,
fare in modo che il dolore, il tuo dolore
possa per una sola volta schivarti
e andare via...
Vorrei scriverti una canzone,
un accordo che ti scaldi il cuore,
vorrei poterti dire davvero
che le mie spalle basteranno a tutto,
che non ti servirà mai più uno scudo,
che ti basterà l'amore che ci metto
per non andare via...
Per non andare via da me
da questa storia che poteva incominciare,
per quegli anni che ho passato senza te,
per l'errore del destino che non ci ha fatto conoscere.
Vorrei scriverti una canzone
di quelle che ascolti con passione.
Vorrei contare il tempo perso,
le mattine lasciate a metà,
fare la fila per un rimborso
ridarlo indietro proprio tutto, proprio tutto
per portarti via...
Per portarti via con me
dentro una storia che poteva nascere,
per quei giorni che mi chiedevo perché esistere,
per l'errore del destino che non ci ha fatto amare
e domani è un altro giorno,
e oggi sta passando,
tra le righe, le parole
i passi che sto facendo per...
...per tornare verso te
in questa storia che possiamo immaginare,
per l'amore puro che, nasce da un battere e levare,
per l'errore del destino che...non ci ha fatto innamorare...
UN UOMO QUALUNQUE
Sono un uomo qualunque,
in che mondo non lo so,
ho fatto poche cose buone,
tutto il resto forse no.
L’uomo è un animale strano
che può armarsi fino ai denti,
procurare distruzione,
per sfuggire ai suoi sentimenti.
Ed a quei tempi ero un po’ più forte,
benché sbagliassi spesso strada,
ho visto che cos’è la morte,
quant’era lunga la sua coda.
Le bombe possono far male
ma l’uomo è il peggior detonatore,
è deportato e carceriere,
schiavo di presunta ragione.
Ho fatto ciò che chiunque altro
avrebbe fatto al posto mio
e sono stato un po’ più scaltro
di chi si credeva Dio
e giocava a fare l’arbitro
della vita e della morte,
applicando senza cuore
la stolta legge del più forte.
Ho finto di essere spagnolo,
ed ho cambiato pure nome,
travestendomi da console
e sono corso lì a trattare,
a salvare quella gente
dalla propria triste sorte,
da quei treni troppo pieni,
che puzzavano di morte.
Ho fatto ciò che chiunque altro
avrebbe fatto al posto mio
e sono stato un po’ più scaltro
di chi si credeva Dio
e giocava a fare l’arbitro
della vita e della morte,
imponendo prepotente
la falsa legge del più forte.
Poi, finita quella guerra
che ha lasciato orrore ovunque
ho ripreso la mia vita
di uomo semplice, uomo qualunque.
LE MONGOLFIERE
Forse che perdersi in un tappo di spumante
è solo inutile e insensata allegria,
ma sembra essere l’unica umiliante
e breve strada per scappare via.
Forse che non c’è niente che ritorni
ed i ritorni sono sempre e solo malinconia,
forse che i salti dritti dentro il vuoto
altro non sono che la vita tua, non la mia.
Forse che perdersi nel cerchio della tua attenzione
è solo pura,vana e inutile poesia,
sembra che dica tutto ciò che dico
solo per poter trovare in te un’altra via
che mi riporti a quando c’era ancora
solo tanta, tanta, tanta e sola allegria,
quando non ero ancora grande
e l’illusione era potenziale follia…
…al mondo ci sono le mongolfiere
e chi da terra le può solo ammirare
Forse che perdersi in un faro oltre il buio
è la tua ultima e ridicola utopia,
forse che il bene tuo prevale sopra gli altri
e sopra tutto, qualsiasi esso sia.
Forse che non c’è niente che ritorni
ed i ritorni sono sempre la più nera magia,
forse che non sono mai stato grande
e l’illusione è rimasta follia…
al mondo ci sono le mongolfiere
e chi da terra le può solo ammirare,
come le onde che biancheggiano nel mare
per non ritornare…per non annegare…
…e le mongolfiere su nel cielo volano piano
c’è chi si dispera perché pur saltando non va lontano…
…e le mongolfiere sopra il mondo stanno a guardare
chi si dispera perché pur saltando non potrà mai volare…
L’UOMO CHE SAPEVA TROPPO
L’uomo che sapeva troppo
e che se n’è dovuto andare
pensa che sia questo il giusto
anche se non può tornare.
È così strana poi la vita,
vista col senno del poi.
L’uomo che sapeva troppo
e che non sa più dove andare
pensa che questo sia il suo mondo
anche se non ci può più stare.
Guarda la vita da un secondo piano
dentro una stanza tutta blu
con lo sconforto sottomano
e un tempo che non torna più.
e un tempo che non torna più.
L’uomo che sapeva troppo
e che se n’è dovuto andare
pensa di essere ormai stanco
di dover sempre lottare.
Guarda la vita da un secondo piano
con le finestre spalancate,
uno sgabello e due nodi in gola
e poche righe scritte e lasciate.
poche righe scritte e lasciate.
E pensa che lui ha già volato
ma non sa più quanto vale,
rifiutando di piegarsi
pur di essere leale.
E pensa che una via d’uscita
non riesce più a trovarla,
e una luce, se è rimasta
ha smesso ormai di cercarla.
TORNANDO A NOI
è solo uno sporco inganno,
tutto quel che ti diranno
e tu sei solo un qualunquista
se gli occupi la vista
e non saprai mai quanto dista
tra te e loro, la verità.
...ma poi ricordo e guardo giù,
c'è una scia color ecrù
messa giù da quella nave,
quell'ammasso di letame
nella zona balneare,
tu fai il bagno? Io proprio no!
Tornando a noi...
di cosa vuoi parlare? Dai!
mentre ti poggi sul divano
io prendo appunti e ascolto invano.
ricordi di un'infanzia blu?
il cane che ora non c'è più?
o la tua prima camporella?
bene, ora sgancia la parcella...
è tutto il giorno che ci penso,
se non impazzisco adesso...
c'è chi spia dall'universo
anche quando stai sul cesso,
anche senza il tuo permesso,
prego entri, che le dò?
...e poi ricordo e guardo avanti,
vaccini per non ammalarti,
mangi il pollo alla diossina,
poi la mucca che è assassina,
la lattuga radioattiva,
vuoi mangiare? No, io no...
Tornando a noi...
Dimmi tutto quello che vuoi,
sei al centro della mia attenzione,
sei tutto tranne che banale...
però c'è da lavorare
dovrai certo ritornare,
poi oltre tutto sei anche bella,
quindi aumento la parcella!
...E poi ricordo e guardo in cielo
e m'avveleno, m'avveleno!
guarda tu che scia d'aereo,
guarda tu, che io mi dileguo,
"non c'è niente di anormale,
torna pure a respirare!"...
Tornando a noi...
racconta tutto ciò che vuoi,
io sono qui per ascoltare
il tuo spleen esistenziale.
ma ho scordato il cruciverba
e ora a questa chi la ferma?
scusa, ora devi proprio andare,
non scordarti di pagare!
SOLTANTO UNA CANZONE
Vorrei scriverti una canzone
di quelle che ti illuminano il cuore.
Vorrei poter tornare indietro,
dietro ai nostri incontri mancati,
fare in modo che il dolore, il tuo dolore
possa per una sola volta schivarti
e andare via...
Vorrei scriverti una canzone,
un accordo che ti scaldi il cuore,
vorrei poterti dire davvero
che le mie spalle basteranno a tutto,
che non ti servirà mai più uno scudo,
che ti basterà l'amore che ci metto
per non andare via...
Per non andare via da me
da questa storia che poteva incominciare,
per quegli anni che ho passato senza te,
per l'errore del destino che non ci ha fatto conoscere.
Vorrei scriverti una canzone
di quelle che ascolti con passione.
Vorrei contare il tempo perso,
le mattine lasciate a metà,
fare la fila per un rimborso
ridarlo indietro proprio tutto, proprio tutto
per portarti via...
Per portarti via con me
dentro una storia che poteva nascere,
per quei giorni che mi chiedevo perché esistere,
per l'errore del destino che non ci ha fatto amare
e domani è un altro giorno,
e oggi sta passando,
tra le righe, le parole
i passi che sto facendo per...
...per tornare verso te
in questa storia che possiamo immaginare,
per l'amore puro che, nasce da un battere e levare,
per l'errore del destino che...non ci ha fatto innamorare...
L’ULTIMO SHOW
l'ultimo show sarà un funerale...
giusto o sbagliato, per quanto vale.
polmoni di fango e mani di legno
e noi tutti all'altare sotto lo stesso segno.
Tutti a parlare di quanto fa male
il fumo, la noia, il quarto canale.
Tutti sudati dentro giacche scure,
ad esorcizzare le proprie paure.
L’ultimo show sarà un funerale…
male che vada non può fare male.
In testa capelli che non sono più i tuoi
e il vestito buono conservato per poi.
Tutti a parlare dei pochi parenti
delle tue tre mogli e dei tuoi pochi denti,
tutti di fronte alla pietà di Dio
tutti a mentire su quanto eri pio.
E non sarà per te un problema
se tornerò a casa in tempo per cena,
se parlerò solo, ma giusto un po’
del governo ladro e di Dario Fo.
E non sarà per te un pensiero
se sottovoce esprimerò un desiderio,
se resterò a letto, senza guanciale
sulle lenzuola, a riposare.
L’ultimo show sarà un funerale,
pezzi di pane, patate e sale.
Labbra di marmo e pugni d’ottone
e quella tua solita maglia in cotone.
Tutti a parlare di quanto fa male
il fumo, la birra, il telegiornale.
Tutti in ginocchio qui sotto l’altare,
la faccia al petto e la mente al mare.
E non sarà per te un problema
se cucinerò per uno stasera,
se chiuderò i libri e le porte
quando il silenzio sarà troppo forte.
E non sarà per te un pensiero
se ho un po’ di fretta a calare il sipario
l’ultimo show è stato il tuo funerale
e non è andato per niente male!
L’ultimo show è stato il tuo funerale
e non è andato per niente male!
VERDE ASSENZIO
Ti ricordi quella volta
sotto l'ombra di un rimorso
che cercavi la mia bocca
per un bacio o per un morso?
Quanto bianco e quanto nero
ti si è aperto tra i colori?
tutto un universo intero
di pensieri, di sapori.
Ti ricordi quella notte
di parole a dondolo
confessioni sul passato
sotto un orologio a pendolo?
Quante code di follia
su un riflesso rosa fluo,
tu che eri già un po' mia
io che non ero ancora tuo.
Ora ti guardo in diagonale
e seguo il corso degli eventi,
cambia tutto e resta uguale,
io che ti parlo, tu che non senti.
Ora ti guardo in diagonale
dalla linea della guancia,
tu, protetta da ogni male,
io col sangue sulla faccia.
Ti ricordi quella sera
che si mise a grandinare,
forse era primavera
sotto al diluvio universale.
Quante urla nel silenzio,
e il carrello andava indietro
dentro un filtro verde assenzio
e poche anime di vetro.
Ora ti guardo in diagonale
e il mio passato è il tuo presente,
dimmi dove vuoi firmare
perché non rimanga niente.
Ora ti guardo in diagonale,
sopra i titoli di coda,
passerà anche il mio ricordo
come passerà ogni moda.
Ora ti guardo in diagonale
dalla linea della guancia,
tu riposi sulla spalla
io accarezzo la tua faccia...
Quante urla nel silenzio
e il carrello andava indietro
dentro un filtro verde assenzio
e poche anime di vetro.
QUI
Puoi...puoi fare entrare un cammello in una cruna,
fare inchinare anche una nave da crociera,
puoi, puoi farlo e lo farai.
Puoi avere moglie ubriaca e botte piena,
pranzare con la moglie e poi l'amante a cena,
poi certo non pagherai.
Puoi...calarti giunco, che intanto passa la piena,
centrare i tuoi bersagli dandogli la schiena,
puoi, l'hai fatto già e lo sai.
Puoi non portare pena come ambasciatore,
fare pause caffè che durano sei ore,
poi certo riposerai.
Qui...arriverà un momento in cui dovrai per forza confessare,
Qui...dire tutto ciò che hai fatto e che non dovevi fare.
Qui...arriverà il momento di dover pagare i conti,
Qui...subire a muso duro le ragioni di noi tutti.
Puoi...puoi farti dei regali senza che sia Natale,
evadere le tasse e far vacanze al mare,
puoi, non dire che non puoi!
Puoi fare ciò che vuoi tanto "siamo italiani",
farti beccare col malloppo tra le mani
puoi, che aspetti? Fallo, dai!
Qui...arriverà il momento in cui dovrai per forza improvvisare,
Qui...costruire storie false per poterti scagionare.
Qui...arriverà il momento in cui il più furbo è il tuo interlocutore,
Qui...capire che non puoi per sempre ingannare.
Qui...arriverà il momento in cui dovrai per forza farti male,
Qui...con i polsi vicini pronto a farti ammanettare.
Qui...arriverà il momento in cui il più furbo è il tuo interlocutore,
Qui...capire che non puoi per sempre farti perdonare.
IL VIAGGIO
E fu così che io decisi il mio futuro
alla ricerca di qualcosa che non c’è,
con i jeans più vecchi che avevo
e in tasca i soldi per un caffè.
E fu così che io m’innamorai
di una ragazza e la sua stella,
in un paese di marinai
dove tre gatti è già una folla.
Il mare sembra tornare sempre,
ma sotto preme forte la corrente
e quel che resta è solo schiuma,
il resto vale poco e niente.
Non si può scappare per sempre
ma non si può per sempre restare,
perché quando cambia il vento
arriva sempre un temporale.
Non si può per sempre fuggire
ma neanche farsi catturare,
la vita in fondo è tutta un equilibrio
su un rasoio che fa male.
E fu così che io ritornai
all'ombra della tua vecchia casa,
ritrovandola un po’ più vecchia
ma con la luce sempre accesa.
Mille anni o forse pochi mesi,
non fa poi molta differenza
perché sei rimasta comunque
ad ogni mia nuova partenza.
Non si può scappare per sempre
ma non si può per sempre restare,
perché quando cambia il vento
si annuncia un nuovo temporale.
Non si può per sempre fuggire
ma neanche farsi catturare,
la vita in fondo è tutta in equilibrio
su un rasoio che fa male.
Non si può per sempre cercare
qualcosa che non vuol farsi trovare,
la vita, in fondo, ovunque io sia,
è un viaggio per poi ritornare.
MEGALOMANIA
Te lo dico adesso che non sono nessuno,
di palco per me ce n'è uno solo, il mio,
se credi che conti salirci su a suonare,
le regole sappi che le faccio io.
Non bastano dieci anni per scolpire l'amore,
non bastano dieci anni per capire il tuo odio,
non bastano dieci anni per essere sicuri
che nel tuo pettine ogni nodo sia scorsoio.
Te lo dico adesso che non sono nessuno,
così puoi accusarmi di megalomania,
c'è una lunga lista, non sei certo il primo,
se non sei tu il primo non è colpa mia.
Non bastano dieci anni della mia stessa aria,
non bastano dieci anni sopra i miei piedistalli,
non bastano dieci anni per aprire una mente
se quella mente l'hanno già mangiata i tarli.
Tolgo il puzzo della tua presenza
e scrosto le mani dal tuo vile fango,
poi starò bene finalmente senza
la tua cultura di altissimo rango.
Spolvero via la tua polvere,
quella che usavi come fosse un'arma
per annebbiare gli occhi di chiunque
e tramortirlo con la tua idea di karma.
Te lo dico adesso che non sono nessuno,
le mie decisioni sono soltanto mie,
non accetterò mai le tue imposizioni,
coltiverò sempre e solo le mie "follie".
Non bastano dieci anni di totale onestà,
non bastano in dieci anni le più belle parole,
non bastano dieci anni se la sincerità
tu la ricambi con tre, quattro, cinque tagliole.
Tolgo il puzzo della tua presenza
e scrosto le mani dal tuo vile fango,
poi starò bene finalmente senza
la tua cultura di altissimo rango.
Spolvero via la tua polvere,
quella che usavi come fosse un'arma
per annebbiare gli occhi degli sciocchi
e tramortirli con la tua idea di karma.
delimiterò il campo, mio caro,
né con transenne né con trincee,
solo lasciandoti nella tua ombra
dove non crescono mai buone idee.
PRIMA O POI
Ditemi voi come si fa
a fare il proprio, il proprio dovere,
come padre di famiglia
e negoziante di mestiere.
Ditemi voi come si fa
a resistere alle minacce,
a dormire ad occhi aperti
e schivare sguardi e facce.
Ho scelto di essere nel giusto,
e non piegarmi al malaffare,
non ho mai sborsato un pizzo
denunciando ogni estorsore.
Ma quanto potrò sopportare
tutta questa frustrazione?
Ma quanto dovrò sopportare
di sentire parlare di eroi,
gente umile e normale
lasciata sola prima o poi?
Ditemi voi come si fa
a svegliarsi in piena notte
per un telefono che squilla
e minaccia la mia morte.
Ho deciso di lottare,
ma non di lottare solo
e in questa guerra senza tempo
so soltanto che io muoio.
Quanto ho potuto sopportare
tutta questa frustrazione?
Quanto ho dovuto sopportare
di far parte degli eroi,
di essere lasciato solo
a morire, prima o poi?
UN UOMO QUALUNQUE
Sono un uomo qualunque,
in che mondo non lo so,
ho fatto poche cose buone,
tutto il resto forse no.
L’uomo è un animale strano
che può armarsi fino ai denti,
procurare distruzione,
per sfuggire ai suoi sentimenti.
Ed a quei tempi ero un po’ più forte,
benché sbagliassi spesso strada,
ho visto che cos’è la morte,
quant’era lunga la sua coda.
Le bombe possono far male
ma l’uomo è il peggior detonatore,
è deportato e carceriere,
schiavo di presunta ragione.
Ho fatto ciò che chiunque altro
avrebbe fatto al posto mio
e sono stato un po’ più scaltro
di chi si credeva Dio
e giocava a fare l’arbitro
della vita e della morte,
applicando senza cuore
la stolta legge del più forte.
Ho finto di essere spagnolo,
ed ho cambiato pure nome,
travestendomi da console
e sono corso lì a trattare,
a salvare quella gente
dalla propria triste sorte,
da quei treni troppo pieni,
che puzzavano di morte.
Ho fatto ciò che chiunque altro
avrebbe fatto al posto mio
e sono stato un po’ più scaltro
di chi si credeva Dio
e giocava a fare l’arbitro
della vita e della morte,
imponendo prepotente
la falsa legge del più forte.
Poi, finita quella guerra
che ha lasciato orrore ovunque
ho ripreso la mia vita
di uomo semplice, uomo qualunque.
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